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L’esperienza didattica delle due giovanissime sorelle inizia fra il 1889-1890 a Nave, presso Brescia: Carolina ha in consegna un asilo di 180 bambini, ospitati in una stalla; Rosa, al piano superiore, 73 alunni della scuola elementare, tra i 6-12 anni. 

L’ambiente non è né sufficientemente ampio né sufficientemente areato, i banchi antiquati, il materiale didattico inesistente – la popolazione scolastica troppo numerosa, disordinata, sporca. Nel 1895 le sorelle Agazzi si trovavano a Mompiano (oggi quartiere periferico di Brescia-nord), in un asilo improvvisato, frequentato da 100 bambini e dotato del materiale didattico froebeliano, contro il quale Rosa Agazzi muove serrate critiche nel Congresso Pedagogico nazionale di Torino del 1897, nel quale si rilancia il Metodo Agazzi e la consacrazione di Mompiano ad asilo modello. 

L’opera di Mompiano ha inizio con una bonifica igienica dell’ambiente, giunta a buon punto quando ogni bambino ottiene un asciugamani, fazzoletti, bavaglini individuali… Poi, nell’esperienza d’ogni giorno, ecco viene maturando il metodo. Hanno inizio anche gli esercizi di giardinaggio e si mette a punto il primo allevamento d’animali domestici. La casa dei bambini è un nuovo tipo di asilo: in esso le lezioni di impostazione tradizionale vengono ridotte al minimo, mentre si dà modo ai bambini di attendere a occupazioni note e familiari (rassettare, apparecchiare, lavare, ecc.), si curano il dialogo, il senso sociale e quello di responsabilità mettendo in relazione i bambini più grandicelli con quelli più piccoli. 

Né libri né lavagne, ma materiali di uso comune: “cianfrusaglie”, spaghi, rocchetti, “contrassegni” per educare alla gestione di spazi individuali e attività espressive come il canto, espressione individuale e corale e momento di relazione e di libertà imprescindibile. Armonia e bellezza si ritrovano in tutti i momenti della vita quotidiana. Il bimbo deve essere membro attivo della grande “famiglia dei bambini”. La scuola “materna”, che Rosa dirige dal 1896, pensata come una casa, servirà da modello a molti altri asili infantili istituiti col nome delle sorelle Agazzi. 

Come abbiamo detto le sorelle Agazzi insieme alle ricerche di Maria Montessori e Giuseppina Pizzigoni , mettono al centro del lavoro educativo il bambino, il quale deve crescere in un ambiente familiare che stimoli la sua creatività e deve avere un continuo dialogo con l’adulto. 

La sorella maggiore ha il carattere più forte e una personalità più trainante. È lei che firma i libri che divulgano la comune esperienza: essi non hanno mai l’aspetto di scritti sistematici, ma piuttosto di scritti occasionali, dettati sul momento dell’esperienza. Abbracciano tutte le attività della scuola materna: gli esercizi di lingua, il canto, i lavoretti. Le opere maggiori di Rosa Agazzi sono, in ordine di tempo: La lingua parlata (1898) 1910 dove Rosa Agazzi si preoccupa di eliminare alcuni gravi difetti, comunemente presenti anche nel linguaggio che la madre usa col suo bambino: le storpiature, i diminutivi, che anziché semplificare l’apprendimento delle parole, lo complicano e lo rendono più confuso; L’abbiccì del canto educativo, pubblicato la prima volta nel 1908; Bimbi, cantate!, edito nel 1911, a compimento dell’opera precedente; Come intendo il museo didattico dell’educazione dell’infanzia e della fanciullezza, che uscì in prima edizione nel 1922. Questo libro, quando apparve, aveva chiaramente l’intenzione di liberare definitivamente la scuola infantile dall’artificioso e geometrico materiale Froebel. Invece dei simboli froebeliani, le Agazzi presentano oggetti reali, naturali, veri, tali da poter suscitare la curiosità e la simpatia del bambino. Citiamo infine la Guida delle educatrici dell’infanzia (1929) e le Note di critica didattica (1942).

Subito dopo la fine della cosiddetta “Grande Guerra” le due sorelle tennero corsi di informazione e aggiornamento nelle nuove provincie di Bolzano e di Trento. Nel 1927 lasciarono l’attività scolastica.