l libro ricordato universalmente come “il libro dell’infanzia” è senza dubbio “Il Piccolo Principe” di Antoine de Saint Exùpery che riporta indietro con gli anni un po’ tutti e le cui citazioni ancor oggi sono utilizzatissime e comunemente riconosciute. Il Piccolo Principe è un bambino timido, che arrossisce e non risponde alle domande, un bambino che si presenta improvvisamente all’autore nel deserto ed è nient’altro che un’altra parte di se stesso, una parte che ebbe la fortuna di incontrare: dal pianeta della sua infanzia, forse, senza il quale il pilota avrebbe finito per dimenticare come di solito succede ai grandi.
Siccome il Piccolo Principe non risponde alle domande, non si conosce la sua eta’ ma e’ probabile che abbia all’incirca sei anni , l’eta’ del narratore nel momento in cui gli adulti hanno scoraggiato la sua vocazione per il disegno. Nelle pagine del Piccolo Principe viene descritta infatti la dote dei bambini e l’imbranataggine dei grandi dinanzi alla semplicità della realtà così chiara da non aver bisogno di complicazioni superflue. “Un tempo lontano, quando avevo sei anni, in un libro di foreste primordiali, intitolato “Storie vissute della natura”, vidi un magnifico disegno. Rappresentava un serpente boa nell’atto di inghiottire un animale.. C’era scritto: ” I boa ingoiano la loro preda tutta intera, senza masticarla. Dopo di che non riescono più a muoversi e dormono durante i sei mesi che la digestione richiede”. Meditai a lungo sulle avventure della jungla. E a mia volta riuscii a tracciare il mio primo disegno…Mostrai il capolavoro alle persone grandi, domandando se il disegno li spaventava. Ma risposero: “Spaventare? Perché mai, uno dovrebbe essere spaventato da un cappello?” Il mio disegno non era il disegno di un cappello. Era il disegno di un boa che digeriva un elefante. Affinché vedessero chiaramente che cos’era, disegnai l’interno del boa. Bisogna sempre spiegargliele le cose, ai grandi.”
Con un piccolo esperimento abbiamo proposto lo stesso disegno ai genitori dei nostri bambini ad inizio anno scolastico e si, proprio così…”quasi” tutti adulti anche loro…tutti vedevano un cappello.
I bambini hanno un istinto particolare e straordinario, riescono a cogliere nell’immediatezza i significati più intensi e profondi senza troppe spiegazioni, non hanno bisogno che venga spiegato loro “il perché” anzi forse è proprio il contrario. Colgono nelle più piccole illustrazioni una strana espressione degli occhi, un minuscolo oggetto nascosto, un colore sbiaditissimo fra mille. I bambini vedono qui ed ora, i grandi con le loro concretezze si perdono dentro infinite e contorte spiegazioni, interpretazioni, osservazioni, inseguendo soluzioni improbabili e talvolta inutili. Quando si cresce si perde questa spontaneità per dar spazio alle “grandità” ma da bambini è tutto più semplice. Ma questa in-naturale virata è sempre opportuna? Noi adulti perciò imprigioniamo la naturale spontaneità dei bambini in gabbie ingiuste? “Tutti i grandi sono stati bambini…ma pochi di essi se ne ricordano…” dice il Piccolo Principe. Anche noi maestre lo siamo state…e dovremmo ricordarlo più spesso magari guardando le nostre foto da piccole principesse…
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