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Le sorelle rosa e Carolina Agazzi, ancor prima di Decroly e di Montessori costituiscono uno degli esempi più significativi dell’educazione infantile in senso attivistico.

Nel 1892, esse istituirono in provincia di Brescia un asilo modello in cui fu operata una riforma dei principi di Fröbel che in questo tempo erano diffusissimi in tutta Italia.

Il metodo delle sorelle Agazzi parte da un principio pedagogico di Fröbel: il bambino è un essere attivo, nel suo intimo esistono delle forze interiori che determinano il suo sviluppo e che devono essere promosse.

Lo sviluppo di tali forze si ha ponendo il bambino a contatto con un ambiente naturale che rispecchi il suo ambiente domestico quotidiano.

E’ in questo modo che il bambino proverà la necessità di una vita in comune e si manifesta maggiormente disposto a subire attivamente l’influenza dell’educatore.

La loro teoria pedagogica si basa su tre elementi: l’ambiente, il materiale didattico, il ruolo dell’insegnante

L’ambiente è fondamentale e rispecchiando la vita familiare, inserisce nel bambino abitudini di ordine, di pulizia e contemporaneamente sviluppa il senso della responsabilità personale e il senso della solidarietà. Ogni bambino (pupillo) è affidato ad un compagno più grandicello (tutore) che lo aiuta e lo assiste in tutto ciò che non sia in grado di fare da solo.

L’ambiente deve essere vivo, attraente e festoso in modo da permettere non solo l’educazione dei sensi, secondo il metodo positivista, ma anche della fantasia e degli affetti perché il bambino vede e trasforma ciò che lo circonda.

Il materiale didattico di cui le sorelle Agazzi hanno bisogno è molto particolare. Esse utilizzano oggetti che si trovano dappertutto: biglie, bottoni, chiodi, conchiglie, sassolini, cubetti, cartoline. La maestra distribuisce tutto questo materiale, definito povero, in buste o scatole seguendo il criterio della forma, della materia, del numero, ecc…

Poi offre queste buste o scatole ai singoli bambini, cambiandole ogni giorno (in una scatola sono, per esempio raccolte oggetti della stessa forma dei giorni precedenti ma fatti di diversa materia) in modo che, il bambino sia costretto a fissare la propria attenzione su quella proprietà degli oggetti che è la forma astratta della materia.

Importanti sono anche i contrassegni che servono per introdurre nella vita del bambino l’apprendimento correlativo del nome e della cosa. Tutti gli oggetti che costituiscono il corredo personale di ciascun bambino, recano l’immagine di una determinata cosa, il bambino a forza di sentir ripetere i nomi degli oggetti in occasione dei contrassegni, si abitua a riconoscere gli oggetti propri e quelli degli altri, acquistando nello stesso tempo, nozioni chiare delle diverse cose e i termini con cui essi vengono determinati.

La maestra, trovandosi in un ambiente che riflette la vita della famiglia deve vivere ogni istante per i bambini, assecondandoli, stimolandoli e contemporaneamente sorreggendoli. Essa è maestra anche al di fuori dell’orario scolastico perché giornalmente dall’ambiente in cui essa vive può trarre spunti per modulare il proprio metodo e per arricchire il materiale didattico

Il metodo Agazzi non suscitò critiche particolari. Lombardo Radice lo preferì di gran lunga a quello montessoriano, Giovanni Gentile affermò che tale metodo portava “larghezza di idee e libertà di spirito”

Ferrière affermò che essa costituiva il punto di partenza per una vera scuola nuova per l’educazione infantile.

Il metodo si diffuse rapidamente in tutte le scuole materne italiane e all’estero, soprattutto in America Latina

Noi sentiamo questo metodo sempre più nostro ❤️